La bellezza del maggio

Quello che comincia domani è un mese denso di significato per il mondo del lavoro, del sindacato ma non solo. E sarà un mese diverso a causa dell’emergenza sanitaria che ancora ci terrà in casa e in nome dello slogan #iorestoacasa cercheremo comunque di ricordare alcune figure fondamentali nella storia del nostro paese e momenti altrettanto importanti per la nostra memoria.

Da un contributo pubblicato da Anpi Prato, in collaborazione con Riccardo Cammelli e la fondazione Trentin, vengono ricordati sulla pagina facebook dell’associazione Bruno Fattori e Bruno Trentin.

Trentin nasce a Pavie (Francia) il 9 dicembre del 1926 e morirà a Roma il 23 agosto del 2007. Una figura fortemente influenzata dal padre, emigrato durante il fascismo in Francia, e dove da ragazzo ne aveva seguito l’esempio e i valori. Si impegna in giovane età nella Resistenza contro i tedeschi a Tolosa e in Veneto dove entra in una formazione di Giustizia e Libertà e combatte dal 1944 per la liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista. Diventato comandante di una Brigata partigiana durante la resistenza nel dopoguerra Trentin si laurea in Giurisprudenza all’Università di Pavia e nel 1949 inizia a occuparsi di questioni sindacali presso la Sezione Studi economici della CGIL e nel 1958 entra nella segreteria della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL). Viene eletto con il Partito Comunista italiano in consiglio comunale a Roma dal 1960 al 1973 e parlamentare dal 1962 al 1972. Incarichi che poi si legge nella sua biografia lascia per occuparsi meglio di sindacato, la sua prima e vera passione. Segretario generale della FIOM e della FILM dal 1962 al 1977 diventa segretario generale della CGIL dal 1977 al 1986 e, infine, dal 1988 al 1994. Morirà in seguito a un incidente in bicicletta dal quale non si era ripreso a Roma nell’agosto del 2007.

Per chi ha voglia di altri documenti è disponibile su YouTube il video documentario, prodotto dal Centro documentazione e ricerca Trentin: “UNA FAMIGLIA IN ESILIO, i Trentin nell’antifascismo europeo”: www.youtube.com/watch?v=gEpjw9wRLuw&list=PLwRIAvfU67yls0__7G_86U-XMe5VJjNcw&index=5. Per info www.centrotrentin.it

Il ricordo di Bruno Fattori comincia con un intervento di Angela Riviello, presidente di Anpi Prato, che presenta anche con le sue parole il progetto che l’associazione vuole portare avanti: < Il Dopoguerra pratese è caratterizzato dal carattere dei pratesi “poche chiacchiere e subito al lavoro”, le prime ad essere ricostruite sono state le fabbriche. Tanti dei nostri partigiani sono passati in modo naturale dal combattere contro i nazifascisti, a combattere per il diritto, la dignità e la sicurezza del lavoro e dei lavoratori. In questo particolare momento, crediamo utile ricordare e guardare alla vita di chi prima di noi ha combattuto e vinto; la Costituzione repubblicana nata da quella vittoria disegna un paese “fondato sul lavoro”. Rivivere la vita di quelle donne e di quegli uomini, può essere d’esempio e può aiutarci a trovare la forza e la determinazione di proseguire il cammino su quella strada di democrazia e di diretti. E’ un nostro impegno futuro ricostruire le memorie di questi partigiani e sindacalisti pratesi. E’ un progetto in cui vorremmo coinvolgervi tutti, inizieremo a breve un lavoro di raccolta di tutti i ricordi, le testimonianze, i documenti che ci restituiscano viva la memoria di questi nostri concittadini, donne e uomini; invitiamo chi ha contributi di documenti o testimonianze a contattarci. Iniziamo con la biografia di Bruno Fattori, su cui continueremo a lavorare, come ebbe a dire con stupore e ammirazione un relatore chiamato a parlare di lui “Quante cose ha fatto quest’uomo nella sua breve vita”. Noi quella breve vita, così intensamente e umanamente vissuta, non vogliamo dimenticarla >.
Bruno Fattori, da questa biografia dello scrittore Riccardo Cammelli, nasce a Vaiano il 16 novembre 1925 e morirà il 1 febbraio 1958 a Padova. Fattori è figlio di Adelinda Mattei, casalinga, e Adelindo Fattori, muratore di fattoria. Nel 1933 la famiglia si trasferisce a La Briglia, con il progetto di far proseguire gli studi al figlio, scuole magistrali, ma il loro antifascismo costringe Bruno alla ricerca di lavoro. A 14 anni, nel 1939, Fattori entra operaio nella grande fabbrica della frazione, che dal 1938 passa dalla famiglia Forti al conte Galletti. Il lanificio è l’ambiente in cui si forma politicamente e sindacalmente, avendo modo di avere come riferimenti altri compagni tra cui Angiolo Menicacci e Carlo Ferri, un luogo in cui passeranno anche Gracco Giustini e Fiorenzo Fiondi. Nel dicembre 1943 riceve la cartolina di precetto della RSI e come tanti non si presenta. Di fronte al successivo bando di Salò, emanato sulla sanatoria dei renitenti (termine ultimo per presentarsi: il 4 marzo), Bruno decide di salire in montagna e rincontra Ferri ai Faggi di Javello, dove già opera con la formazione “Orlando Storai”. Dopo il dissolvimento della “Storai” partecipa alle azioni della brigata “Bogardo Buricchi”, prendendo parte infine, tra il 5 e il 6 settembre, alla discesa da Iavello verso Figline di Prato. Dopo lo scontro con i tedeschi, che porterà all’impiccagione di 29 partigiani, Fattori riesce a sfuggire e dirigersi verso Prato, dove dà la notizia della strage. A guerra terminata torna in fabbrica a La Briglia e contemporaneamente inizia l’attività politica nella Federazione Giovanile del PCI, ricoprendo poi l’incarico di vicesegretario provinciale del Fronte della Gioventù fino alla fine del 1947. Nel 1948 torna a Prato e si impegna nel sindacato dei tessili della CGIL (Fiot), ricoprendo il ruolo di vicesegretario. Nel 1951 sposa Anna Fondi, altra figura che già si è rivelata importante nel panorama politico e amministrativo della città. Chiusa una breve parentesi politica in Calabria, tra il 1951 e il 1952, torna a Prato assumendo il ruolo di segretario della Fiot-CGIL e nel 1953 anche di segretario della Camera del Lavoro. Resta in carica fino al 1956, quando a seguito di una tesissima e polemica trattativa sulla riduzione del personale al Fabbricone, è costretto alle dimissioni sia dalla Fiot, sia dalla Camera del Lavoro. Si occupa allora di organizzazione nella Federazione comunista fiorentina, partecipa al Congresso pratese del partito, in autunno, e viene eletto nel gruppo dirigente della zona di Prato. Nel 1957 gli viene diagnosticato un aneurisma cerebrale, all’ inizio del 1958 decide per il ricovero all’ ospedale di Padova ma non riesce a giungere all’operazione chirurgica: viene a mancare il 1 febbraio 1958.
Maggio è anche il mese in cui si ricorda Pio La Torre e il suo impegno nel sindacato e la lotta alla mafia. Dal sito www.piolatorre.it e dalla sua biografia si nota l’importanza che ha avuto nella sua vita la lotta alla mafia e il raggiungimento di obiettivi importanti per il mondo dei lavoratori. Nel 1947 diviene funzionario della Federterra, dopo responsabile giovanile della CGIL e responsabile della commissione giovanile del PCI, partecipa attivamente alle proteste che caratterizzano la storia della Sicilia di quegli anni e nel 1949 da inizio ufficiale all’occupazione delle terre lanciando lo slogan “La terra a tutti”, una protesta che prevedeva il censimento delle terre giudicate incolte o mal coltivate e l’assegnazione in parti uguali a tutti i braccianti che ne avessero bisogno. Parallelamente partì anche la campagna per la raccolta del grano, che sarebbe servito per seminare le terre occupate. Il 23 ottobre 1949 fu organizzato il primo Festival provinciale dell’Unità a Palermo, al Giardino inglese, per sensibilizzare l’opinione pubblica alla protesta. Il clima di festa fu però presto interrotto dalle notizie che giunsero pochi giorni dopo, il 29 ottobre, dalla Calabria, da Melissa per la precisione, dove le proteste dei contadini erano sfociate in tragedia con l’uccisione da parte delle forze dell’ordine di tre persone, tra cui un bambino e una donna e il ferimento di altri quindici, oltre a numerosi arresti. Quella strage convinse i dirigenti del PCI palermitano ad anticipare la data dell’occupazione delle terre fissandola al 13 novembre successivo. L’occupazione delle terre, in inverno e dopo in primavera, siamo a cavallo tra il 1949 e il 1950, porterà all’arresto di numerose persone fra le quali anche La Torre, rimarrà all’Ucciardone di Palermo dal marzo 1950 all’agosto 1951. Sono gli anni dell’uccisione di molti esponenti sindacali di Camere del Lavoro siciliane fra i quali Placido Rizzotto a Corleone, Calogero Cangelosi a Camporeale, Epifanio Leonardo Li Puma a Petralia. La Torre all’uscita dal carcere sceglierà l’impegno politico, si trasferisce a Palermo e lotterà per le terre ai siciliani. Nel 1952 assume la carica di dirigente alla Camera confederale del lavoro e fu organizzatore di una massiccia raccolta di firme per la campagna universale a favore dell’appello di Stoccolma, lanciato dal movimento internazionale per la pace, che chiedeva la messa al bando delle armi atomiche. Nello stesso anno fu eletto per la prima volta al Consiglio comunale di Palermo dove resterà fino al 1966. In questo periodo diventa segretario regionale della Cgil, nel 1959 e del PCI siciliano (1962-1967). Viene eletto nel 1963 per la prima delle due legislature in cui resterà in carica, all’Assemblea regionale siciliana. Nel 1969 viene chiamato a Roma dal partito alla Direzione centrale del PCI dove ricopre l’incarico di vice responsabile della Sezione agraria e della Sezione Meridionale. Siamo ormai negli anni ’70 e viene eletto al Parlamento dove resterà per tre legislature, facendo parte delle Commissioni Bilancio e programmazione Agricoltura e Foreste, della commissione parlamentare per l’esercizio dei poteri di controllo sulla programmazione e sull’attuazione degli interventi ordinari e straordinari nel Mezzogiorno ma soprattutto della commissione Antimafia. Appena eletto in parlamento, nel maggio del 1972, entra a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia. La commissione era stata istituita nel 1962, durante la prima guerra di mafia e pubblicò il suo rapporto finale nel 1976. La Torre, insieme al giudice Cesare Terranova, redasse, e sottoscrisse come primo firmatario, la relazione di minoranza che metteva in luce i legami tra la mafia e importanti uomini politici, in particolare della Democrazia Cristiana. Alla relazione aggiunge la proposta di legge “Disposizioni contro la mafia” tesa a integrare la legge 575/1965 e a introdurre un nuovo articolo nel codice penale: il 416 bis. Una proposta che segna una svolta radicale nella lotta contro la criminalità mafiosa. Fino ad allora infatti il fenomeno mafioso non era riconosciuto come passibile di condanna penale. La proposta di legge La Torre prevedeva l’introduzione nel diritto penale di un nuovo articolo, il 416 bis, che introduce il reato di associazione mafiosa punibile con una pena da tre a sei anni per i membri, pena che saliva da quattro a dieci nel caso di gruppo armato. Stabiliva la decadenza per gli arrestati della possibilità di ricoprire incarichi civili e soprattutto l’obbligatoria confisca dei beni direttamente riconducibili alle attività criminali perpetrate dagli arrestati. Tornerà in Sicilia nel 1981, sono anni difficili, ma la sue battaglie non si fermano. La sua vita verrà bruscamente interrotta una mattina dell’aprile del 1982 quando insieme a Rosario Di Salvo viene ucciso. Si scoprirà poi che i mandanti dei due omicidi erano Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci. Nel 1986 nasce il Centro di Studi e Iniziative culturali Pio La Torre che si occupa ancora oggi di lotta alla mafia soprattutto coinvolgendo i giovani. Per info:www.piolatorre.it.
Prima di chiudere segnaliamo che il classico concertone del Primomaggio si terrà su Rai3 dalle ore 20 alle ore 24 e in contemporanea su Radio2, tanti gli ospiti e la campagna di quest’anno, trentennale dell’evento, sarà “Il lavoro in sicurezza: per costruire il Futuro”. Promosso da CGIL CISL e UIL come ogni anno, si trovano tutte le info su www.primomaggio.net. L’evento sarà condotto live dal Teatro delle Vittorie in Roma e verranno trattati durante la serata le tematiche legate al mondo del lavoro e dei lavoratori. I live musicali a causa dell’emergenza sanitaria verranno eseguiti senza pubblico all’Auditorium della Musica di Roma e dai luoghi scelti direttamente dagli artisti che si esibiranno.
Buon concerto, buona lettura e soprattutto Viva il Primo Maggio!

 

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Valentina

Mamma, moglie, giornalista per passione. Laureata in Storia e Tutela dei Beni Artistici a Firenze, appassionata di politica, sono impiegata dai tempi dell’università nella grande distribuzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Toscana ho collaborato con testate locali e con l’Informatore di Unicoop Firenze.

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