La Toscana contro tutte le mafie. La storia della tenuta di Suvignano

La Toscana è quella regione che una persona non s’immagina mai sia legata alle mafie. Quando si parla di mafia il pensiero corre subito alla Sicilia. Anche il mio percorso personale è passato dai campi antimafia organizzati da Arci e Libera a Corleone, ormai tanti anni fa ed è un’altra bella storia legata a questo tema. Da quest’anno i ragazzi da tutta Italia potranno venire in Toscana e partecipare ai campi antimafia organizzati sempre da Arci e Libera, non solo in Sicilia e in Calabria, ma anche in Toscana e precisamente nella Tenuta di Suvignano, divisa territorialmente parlando tra i comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo, in provincia di Siena. La Tenuta di Suvignano è diventata in questi ultimi anni il simbolo della mafie in Toscana che anche qua da noi utilizzano beni e attività per ripulire il denaro e gli affari “sporchi”. Se si va a leggere la storia della tenuta si nota che inizia con il giudice Giovanni Falcone che nel 1983 sequestra l’azienda una prima volta all’imprenditore palermitano Vincenzo Piazza, sospettato di avere legami con Cosa Nostra. Il costruttore ne torna in possesso dopo, tra il 1994 e il 1996 arriva il secondo sequestro, insieme ad un consistente patrimonio valutato 2 miliardi delle vecchie lire. Finalmente nel 2007 si arriva alla confisca definitiva. il 16 novembre 2018 le quote dell’intero capitale sociale dell’Agricola Suvignano vengono trasferite per finalità istituzionali all’Ente Terre Regionali Toscana, risultato finale che ha coinvolto provincia di Siena, Regione Toscana, i comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo e varie associazioni tra cui Arci e Libera. Nasce così la Tenuta di Suvignano affidata in gestione a Terre Regionali, è la confisca più importante avvenuta nel Centro Nord Italia, i suoi terreni ora, coltivati a grano duro, orzo e avena, con allevamenti di ovini, suini e equini odorano di legalità e trasparenza. A Suvignano non si sente più il “puzzo” delle mafie che avevano cercato negli anni di inquinare questa terra magica. Le mafie nel senese avevano investito i loro guadagni illeciti, e la stessa cosa hanno fatto anche in altre parti di Toscana acquistando alberghi appartamenti, negozi, aziende varie. I beni confiscati in Toscana sono 552, quelli assegnati definitivamente sono 137. I beni confiscati e trasferiti agli enti territoriali sono 100, mentre 21 sono rimasti nella disponibilità dello Stato e altri 13 sono stati venduti. Una particolare attenzione è stata data negli anni ai beni confiscati e poi venduti, c’è il rischio reale che possano tornare nelle mani delle mafie attraverso dei prestanome. Gli altri 364, tra cui 51 aziende, sono beni ancora in gestione provvisoria all’Agenzia nazionale e si aspetta per alcuni la sentenza definitiva. <Un ritardo enorme – come sottolineano le autorità locali toscane – i temi vanno accelerati visto che oggi abbiamo anche una legge che consente di fare le cose. La strada da battere è quella di un contatto diretto tra agenzia ed enti del territorio subito dopo la confisca per l’individuazione a quel punto della sua destinazione>. Ad oggi la Toscana è l’unica Regione in Italia con un tavolo sui beni confiscati:<E’ il bene più importante requisito nella nostra regione – ricorda l’assessore alla legalità Vittorio Bugli – e tra i più grandi in Italia. Sono passati dodici anni da quando nel 2007, con la condanna passata in giudicato, la confisca della tenuta è diventata definitiva. Si è rischiato ad un certo momento, anni fa, che la tenuta fosse messa all’asta, con il rischio che potesse tornare alla mafia attraverso prestanome. Si tratta di un progetto unico nel panorama nazionale>. La tenuta con i suoi 713 ettari di terreno al momento della confisca, 685 nel comune di Monteroni e 18 in quello di Murlo, poi diventati 640 a seguito della vendita di alcuni poderi da parte della stessa agenzia per saldare debiti dell’azienda, oggi conta una colonica di pregio, diciassette edifici e 21 mila metri quadri tra immobili e magazzini, una chiesetta di fianco all’edificio principale. Vicino alla Tenuta passa la via Francigena, e oltre a ettari di bosco si possono trovare pecore sarde, maiali di cinta senese e, portati si dice tanti anni fa dalla Sicilia, cavalli “sanfratello” e ciuchi di Ragusa, animali che rallegrano e divertono i bambini che visitano la fattoria didattica. La Tenuta infatti non sarà solo luogo di agricoltura e allevamento ma ospita, e lo farà sempre di più negli intenti della Regione Toscana, iniziative di educazione alla legalità e campi di volontariato antimafia in estate aperte a tutti i ragazzi che vorranno da tutta Italia partecipare.  I campi della legalità quest’anno ci saranno fino al 14 luglio e la Fondazione Caponnetto sta lavorando a un programma di iniziative e visite delle scuole per il prossimo anno scolastico. Un vero e proprio laboratorio continuo, la legalità come bene comune che si coltiva con l’educazione e le attività culturali. Qui si parlerà di mafia a voce alta con i ragazzi delle scuole, solo da loro può partire il cambiamento vero della nostra società ed un’educazione alla legalità in ogni ambito reale e proficua. La Regione Toscana ospita dal 1994 fra l’altro anche il “Centro di documentazione e legalità democratica”, struttura interna alla Regione e unica in Italia nel suo genere. La Tenuta ha cominciato pubblicamente a “parlare” di speranza, mafie e futuro lo scorso giugno, quando, in una giornata creata appositamente per l’occasione, ha aperto le porte, è tornata ai toscani che vogliono costruire la legalità insieme. Un nuovo e positivo inizio.

 

Per approfondimenti:

www.regione.toscana.it/cittadini/diritti-e-cittadinanza/legalita

www.regione.toscana.it/-/centro-di-documentazione-cultura-della-legalita-democratica

www.regione.toscana.it/-/suvignano-tenuta-aperta

www.agriturismosuvignano.info

 

 

 

 

Valentina Vespi

 

 

 

 

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Valentina

Mamma, moglie, giornalista per passione. Laureata in Storia e Tutela dei Beni Artistici a Firenze, appassionata di politica, sono impiegata dai tempi dell’università nella grande distribuzione. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Toscana ho collaborato con testate locali e con l’Informatore di Unicoop Firenze.

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