Si chiamavano Susy, Marisa, Alessandra, Maria Angela, Viviana, Gina, Lorena, Rossella, Bruna, Barbara e Larisa. Sono questi i nomi delle undici donne uccise in questo periodo di quarantena e quindi di convivenza forzata con i propri compagni violenti. Violenza di genere, femminicidio e violenza familiare in generale sono aspetti purtroppo che fanno parte della nostra società e che l’emergenza ha acuito e reso ancora più radicata nella realtà quotidiana. I centri antiviolenza in Italia lavorano ogni giorno per aiutare e proteggere le donne in difficoltà che denunciano le violenze subìte, anche il Senato della Repubblica con la Commissione Parlamentare di Inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere ha voluto con un documento approvao il 26 marzo 2020 ha voluto affrontare l’emergenza violenza in relazione al Covid 19. Come si legge nella relazione il calo delle denunce che è avvenuto non dimostra che la violenza sia un fenomeno in regressione , al contrario le donne si sono trovate più esposte alla violenza del partner e al suo controllo. I reati sono passati da 1157 dei primi 22 giorni di marzo 2019 a 652 di quest’anno, stesso periodo. Il Parlamento ha così voluto sottolineare il sostegno economico ai centri antiviolenza e lo snellimento nelle procedure a garanzia di misure di protezione e accoglienza alle donne e minori coinvolti. Tutti i centri hanno così continuato in Italia a lavorare in piena sicurezza anche durante l’emergenza sanitaria. I dati riportati invece dal 6 aprile al 3 maggio 2020 da altre associazioni hanno sottolineato che l’emergenza violenza è ancora in atto e più forte, se si è assistito a un calo nei primi 22 giorni di marzo, dal 6 aprile c’è stata una ripresa delle denunce, secondo l’associazione D.i.Re, donne in rete contro la violenza, 2956 donne si sono rivolte a un centro antiviolenza, per la prima volta si è toccato la percentuale del 33%, e ciò è accaduto soprattutto nelle regioni del Nord Italia. Una ripresa di fiducia e forza da parte delle donne vittime di violenza.
Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Patrizia Scotto di Santolo, vicepresidente dell’Associazione Senza Veli sulla Lingua, che ha risposto alle nostre domande sull’associazione e il suo lavoro quotidiano.
Come è nata la vostra associazione? E dove opera?
<L’ associazione nazionale Senza Veli sulla Lingua nasce a Milano con atto notarile nel 2013 con l’ obiettivo di combattere la violenza contro le donne. Anima dell’associazione sono la sua presidente Ebla Ahmed insieme a me, vicepresidente, e alla consigliera Elisa Buonanno e all’ avvocato Adalgisa Ranucci responsabile della sezione capitolina. Da allora ad oggi essa è cresciuta e alle sedi di Milano e Varedo in Brianza si sono aggiunte quelle di Prato e Roma. Può contare su una rete di avvocati, psicologi, consulenti e criminologi famosi ed affermati. Dall’anno della sua fondazione ad oggi l’attenzione nel Paese nei confronti dei maltrattamenti specie quelli familiari e domestici è aumentata. Nel novembre del 2018 l’associazione ha presentato a Roma in Senato due proposte di legge sul tema del contrasto alla violenza di genere: il no al rito abbreviato e il Tabulato Unico delle denunce. Importante in questo senso l’approvazione di Codice Rosso entrato in vigore lo scorso luglio che contempla il rito abbreviato. Ma gli episodi di violenza contro le donne in Italia non si sono attenuati>.
Quali sono i vostri prossimi immediati obiettivi?
<I nostri obiettivi sono quelli di aiutare le donne ad uscire dalla disperazione di avere accanto un compagno o un marito maltrattante. Accoglierle, ma soprattutto ascoltarle per trovare, grazie all’aiuto dei nostri specialisti, la soluzione più adatta al loro caso. Ma facciamo anche tanta sensibilizzazione con iniziative nelle scuole invitando i nostri esperti. A Prato sono venute la criminologa Roberta Bruzzone, l’ideatrice del Codice Rosa la dottoressa Vittoria Doretti, e poi il sostituto procuratore Laura Canovai i funzionari delle Forze dell’Ordine: Questura e Carabinieri, per spiegare ai ragazzi cosa fare e come in caso di violenza familiare. Mi piace ricordare anche l’attrice pratese Linda Collini che ha appoggiato le nostre attività nelle scuole superiori pratesi con un docufilm dal titolo “Aida”, incentrato sul tema del diritto di voto alle donne>.
Quali esperti e con quali motivazioni operano con voi?
<I nostri esperti sono davvero tantissimi e qualificati professionalmente. Per tutti loro quando li chiamiamo la loro risposta è l’ immediata disponibilità>.
Qual è la vita dopo il vostro aiuto delle donne che subiscono violenza? E rimangono in contatto con voi?
<Certo non abbandoniamo le donne che si sono rivolte alla nostra associazione. Ma devo anche dire che l’uscita dal tunnel della violenza per loro non è sempre semplice anche perché bisogna creare, attraverso il lavoro e la formazione, le condizioni affinché esse possano autodeterminarsi, avere indipendenza economica e decidere autonomamente delle loro vita. Oggi più che mai ci rendiamo conto che bisogna aiutare materialmente le donne perché riconquistino completamente la loro autonomia sia dal punto di vista economico che lavorativo per venirne fuori a testa alta. Sarebbe importante poter dare finalmente una risposta concreta all’esigenza di tutte quelle donne che, liberatesi dal maltrattante sentano la necessità di reinserirsi nel mondo del lavoro. Per questo come associazione abbiamo sensibilizzato l’opinione pubblica con una campagna sull’impresa sociale. Ci ha aiutato il fotografo Andrea Varani che donato all’associazione “Calendar 2020” dalla cui vendita si dovevano raccogliere fondi per raggiungere questo obiettivo. Ma siamo ancora lontani anche a causa dell’emergenza Covid. L’impresa sociale resta per noi per ora l’unica soluzione per smarcarsi dalla violenza perché non è infrequente che le donne vittime di violenza maledicano il giorno che hanno denunciato il loro maltrattante perché si trovano senza un aiuto economico e non è facile per loro reinserirsi nel mondo del lavoro. Ha deciso di sponsorizzare l’impresa sociale con una raccolta fondi anche lo stilista milanese Oscar Scirè mettendo in piedi un’importante iniziativa a livello nazionale>.
La comunicazione è molto importante, quali canali usate per farvi conoscere?
<Innanzitutto i social. Abbiamo una pagina Facebook e Instagram. Le donne ci contattano da tutta Italia in genere chiamandoci al cellulare, perché nonostante la presenza nei territori, esse preferiscono parlare al telefono. Tanti negli anni gli articoli sui giornali, sulle riviste,nonché partecipazioni in radio e in televisione. A febbraio è andata in onda la trasmissione Amore Criminale su Rai Tre che ha trattato la storia di Liliana Mimou, la 27enne uccisa dall’ex nel 2016 a Limbiate. Dalla scomparsa alla condanna. La Senza Veli sulla Lingua attraverso l’avvocato Alessia Sorgato è stata vicina alla famiglia. E tutte le battaglie che portiamo avanti sono in ricordo di Liliana. Anche il corto “Oltre la finestra” dell’attore e regista Francesco Testi è stato a lei dedicato>.
Per informazioni e contatti la mail dell’associazione è info@senzavelisullalingua.com, il numero di telefono è 3398990750 e si trova anche su Facebook e Instagram la pagina dell’associazione come ci ha ricordato la dott.ssa Scotto di Santolo.
I centri antiviolenza in Toscana sono tanti e presenti in tutte le province, a Prato e provincia abbiamo il Centro Antiviolenza La Nara e il numero da chiamare in caso di violenza è il 1522. A livello nazionale molti centri antiviolenza sono riuniti in un progetto unico, citata anche all’inizio, chiamato associazione D.i.Re, donne in rete contro la violenza, oltre 80 organizzazioni di donne che affrontano il tema della violenza maschile, luoghi sparsi in tutte le regioni italiane dove le donne trovano accoglienza ascolto e ospitalità nei centri rifugio in un percorso che le aiuta a uscire dal vortice di violenza che denunciano. Consulenza psicologica, legale, gruppi di sostegno, formazione, promozione, sensibilizzazione e prevenzione, raccolta di materiale bibliografico e documentario sui temi della violenza sono gli aspetti che accumunano i centri antiviolenza e le case rifugio. Per informazioni www.direcontrolaviolenza.it.
In foto le scarpe rosse di Liliana Mimou. Le furono comprate dalla sorella poco prima che morisse. (immagine in evidenza)
Valentina
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